Fata mummificata
Il corpo di questa fata, si è mantenuto in un modo sorprendente: compreso di piccole ali lamellate, braccia e gambe, incluso di una folta capigliatura dorata, denota, nientemeno, che piccoli organi riproduttivi. Gli antropologi e gli esperti forensi, che hanno preso in esame questo particolarissimo caso, hanno per ora ricondotto la biologia della forma vivente in questione, grazie a un esame accurato del tessuto qui rinvenuto, a una particolare essenza cartilaginosa che ricorda molto da vicino (per struttura e composizione chimica) il fogliame vero e proprio. Pare, inoltre, che la “fata” se di fata possiamo parlare, fosse dotata di un sistema di mimetizzazione molto simile a ciò che in natura si può trovare in un camaleonte (e molti già additano questa scoperta come il motivo di un così lungo silenzio su queste leggiadre creature). Questa perfetta conservazione, capace di mostrarci il viso e persino il colore, biondo-rossiccio, dei capelli della fata, la si deve agli agenti antibatterici contenuti nella torbiera di rinvenimento. Questi ultimi hanno conservato fino ai giorni nostri, per un tempo imprecisato che gli studiosi stanno tuttora valutando, il corpicino in questione senza troppi danni alla delicata struttura. Un rinvenimento non eccezionale quando si parla di torbiere. Sono difatti molto noti i corpi mummificati di uomini del Paleolitico Inferiore e del Neolitico appartenenti delle prime civiltà Celtiche e rinvenuti ancora ai giorni nostri in un perfetto stato di conservazione. Ma ritrovamenti di questo genere, tanto eccezionali da apparire fantastici, lasciano ovviamente sempre un velo di impalpabile tensione in chi li scopre. Il rinvenimento è avvenuto per opera di un anziano abitante della cittadina di Duffield il quale, lungo la strada che dal proprio villaggio porta al poco distante centro agricolo di Belper (una sterrata mulattiera che si fa largo per i boschi della zona), ha da subito notato un bizzarro comportamento da parte del cane che aveva portato con sé. Nelle vicinanze di un grosso tronco per metà riverso nella torbiera, il cane, aveva preso a puntare un lungo crepaccio apertosi nelle molli e scure zolle di torba, portando alla luce i primi resti di quella che inizialmente era parsa come una piccola forma umana (ritrovamenti simili, come detto sopra, non sono infrequenti nella zona, dove le caratteristiche fisiche del suolo permettono una lunga conservazione di residui organici solitamente degradabili).
Dalle notizie qui riportate si può trattare di speculazione su di un filone tanto smaniosamente ricercato. E’ vero che nelle torbiere vi si possono ritrovare svariati reperti organici ma di esseri così delicati avrei pensato a ritrovamenti in condizioni peggiori, sembra quasi pietrificata. Nelle torbiere la valutazione del carbonio non può essere tanto affidabile. Per gli appassionati del the banking “insabbiamento” la notizia è stata volutamente data il 01/04 (pesce d’aprile). Da altre fonti sembra che l’anziano abbia ritrovato altri corpicini in più o meno buone condizioni, l’ipotesi d’un luogo preposto alla loro sepoltura non è tanto scontata, ma forse per le caratteristiche morfologiche della specie il loro abitat siano le parti più alte di alcuni tipi di alberi e che usassero la torbiera per ripararsi dall’inverno, quindi un vero e proprio incidente deve averle sepolte vive o spero in stasi durante il clima gelido. N.B. La torba è una variante del carbone ma meno raffinata, veniva usata già da tempi remoti anche per la sua caratteristica di assorbire quantità notevoli d’acqua e usata per impermeabilizzare i tetti di alcuni edifici di povera costruzione.
Come si evince dalla siluettè si è ben lontani dalle fate delle fiabe degli illustratori, cartoni animati e disegnatori vari dai colori sgargianti ma ben si da una creatura adatta al volo a corto raggio e planare ed alla elusività della sua presenza.